Scopri la performance teatrale “Ante Trotulam”!
“Ante Trotulam”: sulla cura dall’anima al corpo. È questo il titolo della performance teatrale in programma domenica prossima alle 16 presso la Villa Comunale di Salerno. L’iniziativa è stata ideata, coordinata e seguita interamente da Claudio Ardia, psichiatra presso l’Unità Operativa Salute Mentale 7 della Asl Salerno, diretta da Germano Fiore, che ha patrocinato moralmente il progetto.
Oltre ad occuparsi della scrittura e della regia dell’intero spettacolo (che rientra nell’ambito della “Mostra della Minerva – Piante rare e quanto fa giardino” che si tiene da venerdì 19 a domenica 21 aprile prossimi), il dottore ha realizzato anche scenografie ed abiti di scena. Alla regia, poi, hanno collaborato anche Stefano Schiavone e Anna Intennimeo.
Il lavoro, appassionato e a tratti faticoso ma anche divertente, è stato incentrato su un personaggio importante della storia della città, Trotula de’ Ruggiero, legata alla “Scuola Medica Salernitana”. La prima medica della nostra città, rappresentata nella sua primissima fase professionale e un po’ rivisitata, è stata la chiave mediante la quale, attraverso una forma di comunicazione geniale quale è per definizione il teatro, far venir fuori ciò che abita all’interno delle persone: emozioni, pensieri, riflessioni, positivi e negativi, per consentire di sbarazzarsi di ciò che non piace, preoccupa o fa star male e trasformarlo in un’esperienza costruttiva e virtuosa.
Davvero entusiasti tutti gli interpreti, che hanno dato il meglio di sé fin dalle prove mettendoci il cuore e calandosi nelle parti loro assegnate con un’abilità non comune, sebbene senza esperienza. Sulla scena Angela Angrisani interpreta Trotula, Giovanni Carratù invece Astolfo e The green man.
Gli interpreti di “Ante Trotulam”
Daniela Ceciul è Placeba, mentre Andrea Cuomo, Daniele Leone, Mauro Marrocco e Annunziata Melfi metteranno i panni rispettivamente di Pan, Gualtiero, Ippocrate e Cascabella. Francesca Vignes, infine, nel ruolo di Calliope, terrà compagnia gli spettatori con la sua voce cantando “Cherofobia”, “Una poesia anche per te” e “Creep”. Il trucco, invece, è stato curato da Maria Festa.
“Ci siamo serviti di uno strumento che non mente mai: l’espressione del corpo e della voce che con accentuazioni e prosodia sono naturali, istantanei e dicono perciò sempre la verità – ha dichiarato Claudio Ardia – Abbiamo provato a proporre, da un lato, modalità espressive tipiche del teatro classico, dall’altro, l’improvvisazione partendo da una figura del mito e, quindi, senza tempo”.
Claudio Ardia, regista (e non solo) di “Ante Trotulam”
“I contenuti rappresentati sono legati al mondo della cura e del sentirsi curati e attraverso questi abbiamo voluto puntualizzare alcuni aspetti: l’importanza del sentirsi al centro di un progetto, dell’essere sotto lo sguardo di chi possa sapere e comprendere il significato del malessere e anche del lasciarsi andare – ha continuato Ardia – Del resto, il processo terapeutico è iscritto all’interno della modalità di cura. Ad averci guidato è stata la nostra profonda convinzione che l’ascolto, l’empatia, la risonanza e l’immedesimazione nello scambio tra paziente e medico rappresentano il fondamento per stare accanto a chi ha voglia e necessità di essere sostenuto e, nello stesso tempo, valorizzare le aree peculiari di tutti senza sottolineare gli aspetti di sofferenza riportando tutto alla grandezza naturale delle cose dell’accadere umano”.
Gli fa eco l’aiuto regista Stefano Schiavone: “Sono contento di aver partecipato a questo progetto a cura dell’Unità Operativa di Salute Mentale. È stata un’esperienza interessante soprattutto vedere come persone, che si affacciano per la prima volta all’esperienza teatrale e non avrebbero mai creduto di avere il potenziale né la possibilità di potersi interfacciare con un pubblico e di potere esprimersi, sono fiorite a poco a poco davanti a nostri occhi. Hanno superato moltissime insicurezze e hanno saputo osare trovando le proprie sfumature personali, belle e divertenti o anche solo il coraggio di affrontare questa sfida in maniera costruttiva”.
Una piccola-grande sorpresa per gli spettatori sarà la performance della giovanissima mascotte del gruppo che si unirà al teatro corporeo degli attori e che sarà la dispensatrice di energia per tutti.
Conclude infine Anna Intennimeo, sempre in qualità di supporto alla regia. “L’esperienza del laboratorio teatrale è stata preziosissima. Penso che abbia arricchito tantissimo tutti, aggiungendosi da subito alla nostra routine settimanale. Ho conosciuto questo gruppo di ragazzi e ragazze che, incoraggiati dal dottor Ardia, hanno preso la decisione di sfidare sé stessi, mettendo un po’ da parte i timori e uscendo dalla loro comfort zone. In poco tempo hanno imparato qualcosa di totalmente nuovo al fine di esporsi -anche letteralmente – ad un pubblico vero e proprio. È importantissimo il tempo trascorso insieme a tutti. I rapporti si sono stretti e durante le prove ci siamo tutti conosciuti meglio e con l’approfondimento dei rapporti tante tensioni si sono sciolte”.
“Questo laboratorio – prosegue – sembra essere servito a molto più della rappresentazione teatrale. Ha dato un proposito e ha mostrato (o ricordato) a ciascuno il proprio valore, le possibilità e le diverse qualità. Giunti al termine del progetto tutti sembrano concordi e desiderosi nel volerne iniziare un altro. Sono convinta che questi laboratori non siano valutati a sufficienza. Parlando con alcune ragazze del gruppo, mi hanno confessato come questo laboratorio stia avendo un impatto importante sulla loro vita poiché ha anche consentito di allacciare legami validi e sicuri sentendosi parte di un progetto con un comune obiettivo espressivo. Inoltre si trae giovamento incanalando le proprie emozioni nell’arte e canto e recitazione sicuramente aiutano tanto. Non si può lodare a sufficienza questo tipo di iniziativa. Spero che ci sia infatti una normalizzazione e una maggiore diffusione di questa e attività simili all’interno delle istituzioni”.
Le dichiarazioni degli attori di “Ante Trotulam”
Angela Angrisani
“Ci sono momenti nella vita in cui credi che tutto ti sfugga dalle dita: passioni, interessi, stimoli, emozioni. Ti chiedi perché sia capitato a te, ma in fondo sai bene che la vita fa tutto da sé. Per quanto toglie, alle volta dà, però lo devi volere. È un tuo dovere! Grazie a chi ha reso possibile farmi esprimere emozioni che altrimenti appaiono difficili da spiegare. Grazie ai miei compagni, persone giuste con le quali condividere questa esperienza e trarne gioia immensa. La recitazione apre porte del cuore e della mente che non credevo possibili. Non esistono limiti mentali se non quelli che ci poniamo da soli”.
Giovanni Carratù
“Dietro una porta chiusa, avevo riposto una parte della mia vita che non volevo più rivelare. Tenerla chiusa, però, diventava sempre più faticoso tanto da indurmi a chiedere aiuto. Grazie al sostegno ricevuto ho deciso di aprire quella porta e, solo allora, ho scoperto che dentro, per errore, avevo rinchiuso la mia fantasia. Oggi che l’ho ritrovata, posso condividerla con i miei nuovi amici vivendo con loro questa divertente esperienza”.
Daniela Ceciul
“Il tema dell’ipocondria mi affascina e io sono un’ipocondriaca ormai cronica. Penso che un po’ lo sono tutti, prima o poi. Prendersi gioco delle proprie paure aiuta ad alleggerire molto la mente”.
Andrea Cuomo
“Reputo questa esperienza un esercizio di trasformazione e nello stesso tempo una spinta alla creatività. Per me è stata una gioia fare qualcosa che spaccasse la routine; insomma, azione, movimento, pensiero”.
Daniele Leone
“Sono davvero felice di aver potuto condividere questo percorso con tutto il gruppo che si è dimostrato tale, dentro e fuori la performance e le prove teatrali. Soprattutto grazie a Stefano, Anna e ovviamente al dottor Ardia, che ha provato e prova continuamente a tirar fuori il meglio di me. Per questo gli sono molto grato”.
Mauro Marrocco
“Questa esperienza è stata per me un mettermi in gioco, superare alcuni miei timori, abbandonarmi alla recitazione. Sono molto soddisfatto soprattutto dei compagni che ho trovato che hanno saputo spronarmi ed aiutarmi durante le prove”.
Annunziata Melfi
“Grazie a chi mi ha dato l’opportunità di partecipare a questa esperienza teatrale, fatta di sorprese, confronti, condivisioni, esternazioni. Ho sviluppato una metamorfosi interiore che mi ha dato l’opportunità di mettermi in discussione rispetto all’idea che avevo di me come immagine di quello che avrei potuto realizzare per me stessa, in gruppo e per il gruppo”.
Francesca Vignes
“Ho trovato il coraggio per la prima volta a cantare in pubblico senza vergogna e mi sono sentita a mio agio”.
Chi era Trotula
Una donna scomoda, che senza scrupolo alcuno parla di sterilità e d’impotenza maschile, di controllo delle nascite e di piacere femminile, problemi oggettivamente imbarazzanti ancora oggi. Eppure parliamo di poco meno di un migliaio di anni fa. Esattamente intorno al 1050. Lei si chiama Trotula de’ Ruggiero ed è la prima ginecologa della storia, la prima per di più a lasciare dei testi scritti. Insomma, una “specialista” ante litteram, che con autorevolezza e sapienza si mostre esperta di corpo e cose femminili, dalle mestruazioni alla gravidanza, dal parto fino alle cure di bellezza.
Iperimpegnata a tal punto da fare un baffo anche ad una manager in carriera, cura e insegna, è sanatrix e magistra, terapeuta e docente. Carismatica e sicura di sé almeno quanto delle sue conoscenze, vive con consapevolezza ed altruismo il suo essere una donna privilegiata e decide perciò di mettersi a servizio delle meno fortunate.
Salernitana doc, nasce da famiglia nobile di origine longobarda e sposa il medico Giovanni Plaetario da cui ha due figli, a loro volta medici. Si forma nel circuito della scuola salernitana, all’epoca centro scientifico all’avanguardia, in cui già dal IX secolo dotti di origine greca, araba, ebraica e latina studiavano e ragionavano di medicina.
“Ante Trotulam: sulla cura dall’anima al corpo”
La rappresentazione è incentrata sulla figura di Trotula, ancora inesperta, che si imbatte in un caso di ipocondria maschile correlata ad un presunto disagio dermatologico. Da brava conoscitrice delle erbe, propone un rimedio estratto da una pianta rarissima, la Drappula turcipendula, da applicare sulle aree cutanee interessate.
In realtà, dopo una parziale risposta clinica, nascono conflitti relazionali con la propria fidanzata (colei che aveva suggerito di rivolgersi alla dottoressa) e il quadro si complica. Il paziente, sentendosi riconosciuto da lei nella sua sofferenza, fraintende le sue attenzioni e le dichiara il suo amore.
La medica salernitana, dopo un’iniziale fase critica, assediata da profondi dubbi sul senso di questa relazione terapeutica si troverà ad elaborare una strategia particolare per risolvere il caso clinico e metterà al centro del percorso terapeutico proprio il bisogno di sentirsi curato e riconosciuto del suo assistito.
Foto: Dalila Anastasio & Yuri Amendola Frau