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domenica, Ottobre 1, 2023
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Donne del vino, ecco l’identikit

Certo ha una laurea in tasca e a volte anche corsi di specializzazione e diversi master, mette su famiglia dopo i 30 anni, porta a casa spesso meno dei maschietti ma è ancora alle prese con discriminazioni di sesso: ecco la fotografia della donna del vino del Duemila. È questo l’esito di un’indagine promossa dall’Associazione nazionale Le Donne del Vino e presentata a Roma nella sala conferenze dell’Associazione Stampa Estera alla presenza di Donatella Cinelli Colombini, presidente nazionale dell’Associazione nazionale Donne del Vino, Gabriele Micozzi, docente di Marketing della Luiss Business School e Alfredo Tesio, coordinatore del Gruppo del Gusto della Stampa Estera. Il sondaggio, in cui sono state coinvolte produttrici, giornalisti, enotecarie, ristoratrici e sommelier, in parte confluirà nell’indagine mondiale di Wine Business International, la prestigiosa agenzia britannica di analisi sul vino.

Winelovers, le donne amano il bianco

Conferme e sorprese anche sulle donne consumatrici di vino prese in esame: tutte valutano le winelovers donne in crescita quantitativa e qualitativa. Al ristorante la donna dice la sua nella scelta del vino solo se è in coppia, mentre quando è in gruppo è ancora l’uomo a decidere. A tavola le scelte femminili si orientano sui bianchi e in seconda battuta sulle bollicine. Per la consumatrice donna contano il gusto personale e il nome del produttore perché nella stragrande maggioranza dei casi sceglie i brand che conosce.

Donatella Cinelli Colombini

“L’indagine 2016 rivela il nuovo profilo del mondo del vino italiano al femminile. Alcune conferme e molte sorprese, soprattutto riguardo a un sessismo superiore alle aspettative – commenta la presidente nazionale dell’Associazione nazionale Donne del VinoDonatella Cinelli Colombini. Al questionario inviato nei mesi scorsi hanno risposto le socie di tutte le regioni d’Italia e abbiamo compreso che il ruolo delle donne nel mondo del vino è più apprezzato ma c’è ancora da lavorare per raggiungere una reale parità di genere”. In molti casi, le rappresentanti del gentil sesso prendono esempio da altre donne assumendole come modelli e assumono comportamenti professionali e sociali di successo.

La produttrice tipo

Le conferme riguardano la scolarizzazione decisamente molto alta, per cui il 43% ha almeno la laurea e il 15% anche un diploma post universitario. Sorprende invece la difficoltà di conciliare la vita professionale e la nascita dei figli. Le Donne del Vino produttrici sono all’88% titolari o contitolari della cantina in cui lavorano, ma devono rimandare la nascita dei figli molto avanti nel tempo per cui la metà di chi ha fra i 40 e i 50 anni ha ancora figli minorenni. Una realtà diversa da quella idilliaca che tutti immaginano nel bucolico mondo del vino dove tutto sembra “a misura d’uomo” e dove invece i ritmi di lavoro e gli impegni spesso lontano da casa creano una situazione poco conciliabile con la famiglia e simile a ogni altra attività di alto profilo. Da sottolineare che nessuna delle produttrici intervistate si dichiara pensionata benché il 19% di esse abbiano più di 60 anni. Evidentemente smettere di lavorare è un’eventualità non contemplata per chi fa impresa. Si tratta nel 42% dei casi di piccole cantine con fatturato inferiore al mezzo milione di euro, solo il 17% raggiunge il milione e il 41% lo supera. Nonostante una dimensione aziendale che potrebbe determinare alcuni limiti, tutte esportano molto e il 52% ricava oltre la metà del suo business nei mercati esteri. Anche i dati sulla quota di vino con denominazione sul totale (69%) dimostra un deciso orientamento verso la qualità e il dinamismo, atteggiamenti confermati dalla diversificazione produttiva che riguarda l’85% delle Donne del Vino con quote di oltre un terzo del business aziendale. Il 21% ha anche la ristorazione in azienda e il 30% offre pernottamenti; plebiscitaria la vendita diretta (91%). Forte l’attenzione all’ambiente per cui il 27% produce biologico o biodinamico.

Tanto lavoro e poco guadagno

La parte più sorprendente dell’indagine riguarda gli stipendi. E questa sezione sarà inserita nell’indagine mondiale di Wine Business International, prestigiosa agenzia britannica di analisi sul vino, sulla condizione femminile del settore enologico. Alla domanda: “Pensi di ricevere lo stesso stipendio che ricevono gli uomini che svolgono gli stessi compiti?”, il 30% ha risposto “no” e il 18% “forse no” benché, come detto prima, a rispondere siano state soprattutto le titolari delle cantine e le stesse abbiano dichiarato di retribuire, nel 96% dei casi, allo stesso modo dipendenti maschi e femmine. Per gli stessi motivi non sorprende che il quesito sugli atteggiamenti sessisti abbia ottenuto un “no” quasi plebiscitario (85%), nonostante qualcuna sia stata “insultata per non essermi sottomessa al boss” anche perché “le donne continuano a faticare il doppio per affermarsi anche nelle aziende familiari dove sono contitolari con uomini”. Più problematica la situazione nelle fiere, dove il 21% delle produttrici ha dovuto difendersi dagli attacchi maschili o almeno contrastare un atteggiamento sessista.

Enotecarie e sommelier, le più penalizzate

Lo scenario peggiora quando a rispondere sono donne in posizione dipendente come enotecarie e sommelier: nel 63% dei casi, sono certe di guadagnare meno dei colleghi maschietti, ma nella scelta del lavoro attuale privilegiano le imprese dove la differenza fra i generi è minore. Anche per questa tipologia professionale, il 75% è laureato o vanta un diploma post universitario e, sebbene il 50% abbia meno di 39 anni, nella stragrande maggioranza dei casi non ha figli, segno evidente di un reale disagio a conciliare la carriera e la famiglia anche in presenza di contratti a tempo indeterminato.

Le ristoratrici? Minori problemi con gli uomini

Meno scolarizzate (33% con laurea o diploma post universitario) e nel 72% dei casi over50, chi ha riposto al sondaggio sono soprattutto le titolari del locale in cui operano e, fra le Donne del Vino, sono di sicuro quelle meno colpite dai problemi di genere.

Le giornaliste e pr

Sul fronte opposto si piazzano le giornaliste, le specializzate in puliche relazioni e le addette al marketing, così come le consulenti e le esperte del settore. La fascia di età delle intervistate si concentra fra i 40 e i 59 anni (63%) e il livello di istruzione è molto alto: il 66% possiede una laurea o un diploma post universitario. E se si chiede degli stipendi, il dubbio di essere retribuite meno dei colleghi uomini diviene certezza nel 62% dei casi. C’è persino chi ammette che, dove lavorava prima, “non era concesso alle donne ricoprire alte cariche aziendali perché ritenute non idonee”. Il 25% delle coinvolte ha avuto difficoltà per le maternità arrivate, in un caso fino al licenziamento. Il 39% ha dovuto difendersi da atteggiamenti sessisti: da battute semiserie del tipo “meno rossetto e meno Armani gioverebbe alla tua carriera” a discriminazioni arroganti del tipo “i miei capi famosissimi che mi prendevano sempre per la cameriera” fino a chiare richieste di prestazioni sessuali senza le quali non si viene neanche pagate. Ecco allora che scatta la reazione mettendosi in proprio: il 73% ha creato la propria impresa, spesso molto piccola (39% dei casi sotto i 100mila euro di fatturato annuo).

Le Donne del Vino

E’ un’associazione nazionale senza scopi di lucro che intende promuovere la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva. Nata nel 1988, conta oggi 700 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste ed è guidata da Donatella Cinelli Colombini.

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