Scopri la storia di Vincenzo Giorgio e de “La Cianciola” di Cetara!
La storia di Vincenzo Giorgio è quella de “La Cianciola” di Cetara. Se poi dico cianciola cosa viene in mente? A voi di sicuro la rete che i pescatori usavano per portare a casa un bottino abbondante, a me immediatamente il ristorante di di Vincenzo Giorgio.

Perché Vincenzo Giorgio pensa al nome cianciola
La memoria non vi inganna, comunque. Vincenzo Giorgio pensa ad un nome che richiami l’attrezzo dei marinai. E sottolinea – in una parola – l’offerta gastronomica di chi, in questa attività che sorge a pochi metri dalla spiaggia dell’incantevole borgo della Costiera Amalfitana.
Vi dedica tutto se stesso. Ma non vi voglio parlare qui del ristorante che dal 1998 è oramai una certezza della ristorazione, non solo cetarese.
Mi interessa farvi scoprire di Vincenzo Giorgio l’uomo, prima ancora che uno chef. Con le sue passioni. Le sue convinzioni. Il suo credo gastronomico. La sua predilezione per i prodotti del territorio.
Si trasferisce qui Vincenzo Giorgio per amore di quella che poi è diventata la moglie Alfonsina. Nel 1998 decide di aprire bottega dove già esisteva un ristorante. Il luogo è fantastico, baciato dal sole e dal mare, a due passi dalle onde del mare più famoso del mondo.

La Divina Costa come cornice de La Cianciola
La Divina Costa è la cornice perfetta per creare un angolo discreto. Accoglie gli ospiti con buon cibo e buon vino insieme ad un panorama mozzafiato. E, nonostante siano passati decenni, l’amore per il suo lavoro è sempre la molla che lo guida ogni giorno.

Il carattere accogliente di Vincenzo Giorgio
Curioso per indole e pacifico per carattere, Vincenzo è una persona accogliente. Che sa quello che vuole. E, una volta inquadrati gli obiettivi, li persegue con determinazione e grande rispetto per gli altri.
Professionale e sempre disponibile, da sempre applica alla cucina la sua filosofia. Valorizzare i prodotti del territorio. Seguire la stagionalità. Rispettare la materia prima sempre fresca e di qualità.

Una filosofia impegnativa quella di Vincenzo Giorgio
Sì. Ma Vincenzo Giorgio non saprebbe lavorare diversamente. Il suo territorio è una miniera d’oro. Una proposta differente sarebbe inadeguata oltre che offensiva.
Mare, monti, collina, ogni realtà esprime ciò che è e rappresenta anche ciò che sono gli abitanti di quel luogo. L’identità e il senso di appartenenza non sono concetti astratti ma devono essere messi in pratica in ogni fase dell’attività ristorativa.

Dalla spesa alla tavola
“Faccio la spesa tutti i giorni per portare a tavola il meglio. Questo è il mio unico obiettivo. Perché ho un rapporto molto forte con i miei fornitori di fiducia. Mi piace curarlo quotidianamente per dare il giusto merito al loro lavoro. E contestualmente mi assicuro un valore aggiunto a tutti i miei piatti”.
Ogni luogo vanta le sue particolarità in termini di tradizioni, abitudini, produzioni e rituali. “Tutto ciò va messo al primo posto quando si tratta di organizzare una proposta gastronomica di territorio. Poi la materia prima non va manipolata troppo. Bisogna esaltarne il gusto con semplicità, senza esagerare con le spezie o con sapori eccessivamente particolari”.

La cucina di mare di Vincenzo Giorgio
Per Vincenzo Giorgio la cucina di mare è un concetto base. “Proponiamo una cucina. Il pesce è sempre il protagonista d’eccezione, nelle reti dei pescatori, ai fornelli e a tavola. Al centro certamente c’è Cetara e comunque la Costa d’Amalfi nella sua interezza”.
Anche la proposta di terra viene valorizzata
“Questo discorso vale sia per la proposta di mare che per quella di terra. La Costiera Amalfitana esprime entrambe le risorse. C’è un’offerta legata alla pesca. Quindi a tonno, bottarga, alici, colatura. Non dimentichiamo i frutti di mare, i crostacei e la frittura del golfo di Cetara. Così come un ricchissimo entroterra i cui orti dettano le regole degli abbinamenti”.

I prodotti preferiti
“Al primo posto c’è la colatura di alici. E non potrebbe essere altrimenti! Poi l’enorme abbondanza dei latticini dei Monti Lattari, dal fior di latte alla ricotta con il provolone del monaco Dop. Il magnifico sfusato amalfitano e potrei continuare all’infinito”.
Insomma, un pranzo completo… “Sì, e parliamo di un patrimonio che dobbiamo essere bravi a saper valorizzare nella maniera più intelligente possibile. I nostri sforzi, da mattina a sera, sono sempre indirizzati a questo obiettivo”.

L’ingrediente segreto di Vincenzo Giorgio
Siete curiosi di scoprire l’ingrediente segreto di Vincenzo Giorgio? Quello a cui mai e poi mai rinuncerebbe? Eccovi serviti!
“Volentieri mi piace sostituire l’aglio con un olio aromatizzato. Il motivo è semplice. Assicura ai piatti un sapore più delicato. Lo uso in moltissime preparazioni”.
La procedura indispensabile
“Penso all’abbattitura se parliamo di pesce crudo. E quindi se stiamo preparando una tartare o un carpaccio. Viceversa, se invece ne abbiamo in mente uno cotto, allora senz’altro il vino bianco che faccio sfumare. Regala alla pietanza un gusto speciale”.