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mercoledì, Settembre 18, 2024
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Umberto, la storia della tradizione napoletana

Scopri qui la storia di Umberto e della famiglia Di Porzio, ristoratori dal 1916!

La storia del ristorante pizzeria Umberto comincia nel lontano 1916. Sono quasi 110 anni che al civico 30 di via Alabardieri si celebra ogni giorno la festa dell’enogastronomia campana, prima ancora che napoletana.

 

Da sinistra Roberta Di Porzio, Lorenzo Mazza, James Umberto Di Porzio, Luca Balestrieri, Massimo e Lorella Di Porzio

E’ il cuore di Chiaia, uno dei quartieri più prestigiosi della città di Partenope. Vi pullulano piccoli caffè, boutique di lusso e bar di lungo corso. E soprattutto migliaia e migliaia di turisti provenienti da ogni dove che vanno a zonzo incuriositi ed attratti dai palazzi storici disseminati ovunque.

 

Qui la famiglia Di Porzio ha deciso di scommettere sul proprio territorio. E interpreta da oltre un secolo la cultura di Napoli. Il Palazzo Reale, la Galleria Umberto, il Golfo di Napoli e Castel Nuovo. Poi piazza Plebiscito, la basilica di san Francesco di Paola e il Teatro san Carlo. Monumenti e memorie d’altri tempi davvero unici incorniciano un luogo che della storia ha saputo farsi vanto e ha regalato alla città certezze e prospettive.

 

 

Non è un caso, quindi, che Umberto possa pregiarsi del marchio Locali storici d’Italia. Lo grida il legame inscindibile che unisce questa famiglia di ristoratori alla propria terra. Non sono riusciti né le i due conflitti mondiali né il faticoso dopoguerra a scoraggiare nonna Ermelinda e nonno Umberto. Di sacrifici e rinunce ne hanno fatte tante. Ma alla fine hanno vinto loro. E la loro tenace è diventata proverbiale.

 

Inaugurano, dicevamo, nel 1916 un piccolo locale, da tutti conosciuto come la trattoria di “Don Umberto”. Ci mettono dentro, da mattina a sera, corpo, anima e cervello. Creano un’atmosfera familiare, propongono con semplicità piatti della tradizione e accolgono gli ospiti col sorriso e la lucidità di chi sa dove sta andando.

 

 

La loro lezione è stata appresa dai figli Giuseppe e Mario che rilevano il ristorante negli anni Cinquanta. Dagli anni Novanta sono subentrati Lorella, Roberta e Massimo Di Porzio, figli di Giuseppe, tuttora sono i portavoci della tradizione enogastronomica di famiglia. E dare man forte si sono aggiunti da qualche tempo il figlio di lei Luca Balestrieri, quello di lui James Umberto e il terzo della sorella più piccola Roberta Lorenzo Mazza.

 

 

Ingegnere gestionale Luca e laureato in Economia Lorenzo, hanno già avviato per conto proprio “Cucina Incloud”, interessante iniziativa multibrand che si dedica esclusivamente all’asporto. Ma di questo ci occuperemo a breve!

 

I fratelli Massimo e Lorella Di Porzio

 

Intanto, sono Lorella e Massimo a seguire il ristorante pizzeria a Chiaia. Lavorano fianco a fianco in sala, “nonostante lavorare in famiglia non sia sempre semplicissimo”, ironizzano. Gli scontri, sempre costruttivi ovviamente, trovano un punto d’incontro sul terreno della razionalità, caratteristica comune che li contraddistingue fin dalla nascita.

 

 

Da appassionata conoscitrice di vino (è tra l’altro, da anni, membro dell’associazione nazionale “Donne del Vino“, n.d.r.), è lei che cura la selezione dei prodotti che arrivano a tavola. Il fratello, invece, è la longa manus che coordina l’amministrazione, oltre che rivestire il ruolo di presidente regionale della Fipe, nonché presidente provinciale dell’Ascom e vicepresidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana.

 

 

Intuitiva e attenta a valorizzare le realtà anche poco o per nulla conosciute, Lorella ama dare spazio alle novità purché la qualità la soddisfi totalmente. E rapisce la curiosità degli avventori, stranieri e non solo, raccontando storie, curiosità ed aneddoti sul mondo enogastronomico campano. La sua è una ricerca incessante. Di prodotti in generale e vini in particolare, campani prima di tutto. E il patto stretto con l’Alleanza dei cuochi di Slow Food è rispettato in pieno.

 

 

La loro dedizione al disegno familiare, infatti, parte dalla materia prima. Poi passa per un’ubbidienza ossequiosa alla stagionalità che viene declinata in piatti rispettosi della tradizione con un tocco d’innovazione mai eccessivo.

 

“L’obiettivo – ci racconta Lorella – è, prima di ogni altra eredità, quello di consolidare la nostra identità. Puntiamo sulle eccellenze che il territorio ci offre e siamo sempre stati lontani, per scelta ideologica, dalle tendenze che inseguono le mode del momento”.

 

La famiglia Di Porzio

 

Così, a tavola arrivano i piatti caratteristici della scuola napoletana. E poi c’è una sezione dedicata alle pietanze di stagione consigliate e un’altra riservata alle pizze napoletane. E non manca neppure anche una specifica proposta senza glutine, sotto l’egida dell’Associazione Italiana Celiachia.

 

Una parte della sala, poi, è impreziosita dalle mostre di artisti napoletani e non solo, organizzate con cadenza regolare. Il filo conduttore, quindi, oggi come ieri, resta duplice. Da un lato, la passione. Dall’altro, la competenza di una famiglia che dell’accoglienza e della lezione degli avi ha fatto il proprio segno distintivo.

 

Da sinistra Vincenzo Mariniello, Gaetano Di Lorenzo e Vincenzo Galliano, collaboratori storici del ristorante “Umberto”

In una realtà che si tramanda davvero di generazione in generazione (per adesso siamo alla quarta, n.d.r.), anche i collaboratori non possono che essere storici. Tra queste mura hanno dato il loro contributo, ai tempi di don Giuseppe, il direttore di sala Gino Martello e il “papà dei pizzaioli” Leopoldo Arienzo.

 

Da diversi decenni, poi, non hanno smesso neppure un giorno di lavorare gli chef Guido Manzo e Francesco Errico ed i pizzaioli Gaetano Di Lorenzo e Vincenzo Mariniello, così come in sala i due Stefano Di Caprio e Greco.

 

*Foto per gentile concessione della famiglia Di Porzio

 

 

 

 

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