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Mila Vuolo, vino salernitano senza frontiere

Leggi qui la storia di Mila Vuolo!

Salerno-Roma e ritorno per Mila Vuolo. Questa non è la storia di un “cervello in fuga”, ma di un “cervello” salernitano che non si sottrae al richiamo delle origini. E sceglie di mettere mano al podere di famiglia sulle colline di Giovi che offrono ancora una vista spettacolare sul mare e sulle insenature della Costiera Amalfitana.

 

mila vuolo

 

Questa è la storia di Mila Vuolo. Un diploma in tasca conseguito al liceo classico “Tasso” ed una laurea in scienze dell’informazione ha lavorato per circa dodici anni in un’azienda dell’allora gruppo Telecom. Poi sceglie di dare vita ad una piccola azienda (ancora oggi nella forma giuridica di ditta individuale) per produrre vino e olio con metodo biologico. Pochi chilometri dal caos cittadino e si arriva al cancello dell’Azienda agricola Vuolo.

 

Il legame di Mila Vuolo col vino

“Mi accorgo che si tratta del mio vino – ci racconta Mila Vuolo – dall’odore, dagli aromi che sprigionano. Non serve guardare il bicchiere o la bottiglia. Mi capita di riconoscerlo appena entro magari in una sala dove è in corso una degustazione o quando lo servono durante una cena”. Basta questa descrizione del rapporto con il “suo” vino per comprenderne il legame. L’amore per la sua terra l’ha portata ad abbandonare una “comoda” carriera romana per dedicarsi ad un’avventura non semplice.

 

mila vuolo

 

“Mi sono trovata a 25 anni, nel ‘90, nella capitale, con una casa tutta mia, uno stipendio, un ambiente di lavoro interessante e divertente. Ho visto più concerti nel primo anno che in tutta la vita precedente a Salerno. Ho conosciuto gente di tutto il mondo. Ho cominciato a viaggiare, ho studiato le lingue, ma senza tagliare il cordone ombelicale con la mia città”. Ma che cosa è successo? Che cosa è scattato? “Dopo 12 anni a Roma la situazione era cambiata. Il lavoro era diventato meno interessante e, allo stesso tempo, più formale. Mio padre non c’era più e c’era questa realtà (il podere di Giovi, ndr) di cui qualcuno doveva interessarsi. Appena si è presentata l’occasione, ho deciso di cambiare vita”.

 

La nascita dell’azienda Mila Vuolo

Insomma, Roma-Salerno. Fino a dicembre del 2001 Mila Vuolo era ancora al lavoro nella capitale. Dal 2002, invece, parte la “rivoluzione” e nel 2004 diventa anche formalmente titolare dell’azienda. Un “capitale” di 13 ettari. Circa 4 di vigneto, 4 di oliveto e 4 di noccioleto, oltre a piccole porzioni di terreno riservate a produzioni miste. “In realtà – racconta Mila Vuolo – mio padre, medico, aveva acquistato la proprietà nel 1980. Quando ritornai da Roma c’era ancora il colono con tutta la sua famiglia che si occupava di ogni cosa. Già si producevano vino, olio e nocciole. C’erano l’orto e gli alberi da frutta, come pure adesso. Ma, naturalmente, il mio progetto era quello di produrre principalmente vino, il mio vino”.

 

I vitigni, i numeri

Quindi, inizia il percorso studiato mettendo in pratica le competenze analitico/progettuali acquisite con oltre un decennio di lavoro in un’azienda che si occupava di progettazione e pianificazione strategica. Il vigneto che è oggi è articolato per il 70% in vitigni di Aglianico, per il 20% in vitigni di Fiano e per il 10% in vitigni di Cabernet. La produzione è di nicchia, ma di qualità. “Produco –  specifica Mila Vuolo – 10-12mila bottiglie di Aglianico Igt Colli di Salerno, tra le 2.500 e le 3.500 di Fiano Igt Colli di Salerno e poco più di mille di Cabernet Sauvignon varietale”. 

 

mila vuolo

 

I mercati esteri di Mila Vuolo

In poco tempo si aprono anche nuovi orizzonti. Arrivano opportunità di fare conoscere il vino all’estero. Contatti con i distributori e le bottiglie da Giovi raggiungono gli Stati Uniti, la Svezia, la Germania, per qualche tempo anche la Danimarca. E stanno inoltre prendendo forma promettenti relazioni con Svizzera e Belgio. “Tra qualche mese – anticipa Vuolo – farò in giro in California dove potrebbero aprirsi nuove prospettive di commercializzazione”. Giro d’affari? “Parliamo di cifre – risponde – molto limitate perché la strategia commerciale non intende puntare sulle vendite dirette. In pratica, meno di 20mila bottiglie, numero oscillante per le condizioni climatiche che influenzano l’annata”. Prezzo in enoteca? Rossi intorno ai 25 euro, il bianco fiano intorno ai 15 euro.

 

Gli altri prodotti “green”

Tra i prodotti dell’azienda rientrano anche l’Olio Vuolo Dop Colline Salernitane – (sempre  biologico, cultivar: frantoio, leccino e, in piccola parte, rotondella, intorno ai 2.000 litri complessivamente) – e le nocciole, tipiche dei Monti Picentini. “Ma in questo caso – dice Vuolo con rammarico – non posso fregiarmi della denominazione Igp Nocciola Tonda di Giffoni perché il perimetro del comune di Salerno non rientra nell’area geografica del disciplinare”.

 

– pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) il 1 febbraio 2019

di Ernesto Pappalardo*

*direttore Salerno Economy

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